giovedì 23 maggio 2013

Dice che "Sta per piovere". Due ricette e un film



Non sono brava a fare marketing di me stessa. Ad esempio non vi informo mai quando pubblico le mie ricette altrove, su altri blog o riviste che siano.

Oggi voglio rimediare, visto che ho pubblicato non una ma ben due ricette, una sul meraviglioso blog dello Starbooks e l'altra per La cucina di D., con la quale collaboro da un anno.



Sono due ricette molto diverse: gli Spaghetti al basilico e limone con mascarpone, erba cipollina e chili provengono da Home Cooking Made Easy, della Lorraine Pascale, che stiamo "starbookando" questo mese.
Un libro fresco e veloce con molte ricette di cucina inglese ma anche internazionale rivisitate all'insegna della freschezza e della rapidità.

La Chorba Bel A'Dess è invece una ricetta tradizionale araba, che ho visto anche in moltissimi altri blog (dall'Araba sicuramente, e qui era facile, ma anche da Stefania e molti blog stranieri).
L'ho assaggiata da un'amica, e mi ha fatto tornare dritta dritta in Algeria, dove ho passato la prima infanzia. Una ricetta veloce, ma molto gustosa, per la quale l'inatteso gusto di limone rappresenta la quadratura del cerchio.

E dato che la ricetta era araba non a caso, ne approfitto per segnalarvi un film che non dovete perdervi, se verrà proiettato nella vostra città: Sta per piovere, del regista fiorentino-irakeno Haider Rashid.


Il regista è giovane, gli attori sono giovani, ma il film è veramente bello, un bel pugno nello stomaco, di cui è bene parlare.
Said ha ventisei anni, è nato e cresciuto in Italia, tifa per la nazionale, fa fa ingegneria, ha una fidanzata e per pagarsi gli studi lavora in un forno.
Said è un tipico figlio dell'immigrazione, i suoi genitori sono arrivati in Italia trent'anni fa dall'Algeria e hanno sempre vissuto e lavorato qui. Però non hanno ancora la cittadinanza, per una serie di inghippi burocratici degni di Kafka. Eppure non è cinema, non è letteratura, è la vita quotidiana di migliaia di nostri concittadini che vivono al nostro fianco.
Il padre di Said perde il lavoro per la crisi economica, e per la famiglia comincia un incubo chiamato "perdita del permesso di soggiorno" e "decreto di espulsione".
Tutto vero, tutto realistico, tutto drammatico.

Non vi resta che cercare Sta per piovere nelle sale e andarvelo a vedere per scoprire come va a finire.

domenica 5 maggio 2013

Cheese cake allo yogurth senza cottura (e ovviamente senza glutine)



Sto seguendo questo corso. TFA si chiama. Lo scopo finale del corso è conseguire l'abilitazione a insegnare nella scuole (nel mio caso, che abilitata sono già, in Fisica, mi serve a conseguire un'altra abilitazione, in Matematica e Fisica).
I miei compagni di corso sono decisamente giovani.
La cosa che mi ha colpito fin da subito è il livello altissimo di preparazione di questi ragazzi: quasi tutti hanno fatto il dottorato di ricerca, molti hanno svolto anche attività di ricerca post-dottorato, in Italia o all'estero. Due di loro sono normalisti, altri hanno studiato o si sono perfezionati in prestigiosissime istituzioni, italiane o straniere.
E stanno seguendo un corso per diventare insegnanti di scuola.
C'è qualcosa che non mi torna.
Prima di tutto non mi torna con l'immagine che tutti hanno della scuola italiana, e dei suoi insegnanti, che vengono percepiti in media come persone poco motivate e poco preparate.
Invece il livello medio dei giovani insegnanti è questo: gente molto preparata, competente, che magari ha pure seguito corsi molto impegnativi non solo disciplinari ma anche di didattica prima di trovarsi in cattedra.
Io  li vedo.
Sono motivati, seri, impegnati. Partecipano con determinazione e competenza a questi corsi e, mi sento di affermarlo, alcuni di loro non hanno niente da inviadiare ai docenti che ci fanno lezione, che pure sono docenti universitari.

E qui si viene al secondo punto: all'estero una persona che ha conseguito il dottorato di ricerca, che ha svolto un'attività di ricerca post-doc, è pronta per la carriera accademica, o per una brillantissima carriera in aziende private, o nell'amministrazione dello stato. Insomma, quella che una volta si chiamava "la futura classe dirigente".
E invece il nostro paese offre a queste validissime persone un posto da insegnante precario nella scuola, con uno stipendio risibile. Oppure la possibilità di emigrare all'estero, di diventare un "cervello in fuga".

Insomma, io vedo un incredibile divario fra la preparazione, l'impegno, le risorse investite da questi giovani nella costruzione del loro futuro, e il risultato che andranno a raccogliere.
Questo divario produce infelicità, frustrazione, incazzatura.
Questo divario tarpa le ali alla voglia di impegnarsi, di darsi da fare.
Questo divario è una delle ragioni del malesse della scuola italiana oggi, che pure per molti aspetti, proprio per l'entusiasmo e la voglia di fare di molti, è un luogo davvero migliore di quanto non potrebbe essere, date le scarse risorse investite dallo Stato e la scarsissima considerazione in cui viene tenuta la scuola stessa nell'opinione generale.

E con questa nota di dolore, vi lascio una torta che dalla prima volta che l'ho fatta, l'anno scorso, è diventata un classico di casa.

La torta nasce da una difficoltà, da una sfida: fare un cheese-cake senza cheese, perché il formaggio, anche il delicato Philadelphia, il marito non lo può sopportare.

E così è venuto fuori questo cheese-cake allo yogurth che potrebbe essere una yogurth-cake, e che di fatto è semplicemente buona. 

L'altra cosa carina è che, malgrado l'aspetto piuttosto scenografico, è una torta davvero veloce da realizzare. 


Cheese cake allo yogurth senza cheese e senza cottura
Ingredienti
(per quattro-sei persone)

Per la base
  • 200 g di biscotti secchi (¶)
  • 50 g di nocciole tostate
  • 3 cm di zenzero fresco
  • 100 g di burro
Per la farcia
  • 250 g di yogurth cremoso bianco (tipo greco)
  • 250 g di panna da montare
  • 10 g di colla di pesce (¶)
  • la buccia grattata di un limone non trattato
  • 100 g di zucchero + 3 cucchiai per la panna
Per la geleè alle fragole e la finitura
  • 300 g di fragole
  • 6 g di agar agar (¶)
  • 50 g di zucchero 
  • succo di limone 
  • gelatina neutra per finire (opzionale) (¶)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili, o riportare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE.

Preparazione
Preparare la base
Fondere il burro in una padella. Sbriciolare (io nel mixer) biscotti e nocciole. Pelare e grattugiarvi lo zenzero.
Mescolare tutto insieme.
Mettere un foglio di carta da forno sul fondo di una tortiera con il forno sganciabile da 24cm.
Stendere il briciolame nella tortiera e compattarlo e pareggiarlo ben bene.
Riporre in frigo.

Preparare la farcia
Mettere a bagno in acqua fredda i fogli di colla di pesce.
Montare lo yogurth con lo zucchero e la buccia grattata del limone.
Strizzare i fogli di colla di pesce, scioglierli a fuoco basso e incorporarli alla crema allo yogurth.
Montare la panna a neve ben soda e aggiungere all'ultimo tre cucchiai di zucchero.
Incorporare la panna alla crema allo yogurth.
Versare il composto sulla base di biscotti. Rimettere in frigo a rassodare.

Preparare la gelée di fragole
Passare le fragole al mixer con 50 g di zucchero. Aggiungere poche gocce di succo di limone.
Sciogliere l'agar in un paio di cucchiai di purea di fragole in un pentolino, e fargli prendere il bollore sul fuoco. Togliere dal fuoco e mescolare alla purea di fragole.
Versare sulla torta e mettere in freezer per una ventina di minuti per addensare il tutto
Servire decorato con fragole intere e lucidato con gelatina neutra.
 

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